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ABIGAIL UN’ARPA PER DAVIDE
di Lidia Maggi
( > ROCCA 15/05/04)

I soprusi del futuro re di Israele coincidono nella narrazione biblica con la morte di Samuele. Muore con il pro­feta la coscienza morale di un popo­lo. Egli è colui che aveva messo in guardia contro i pericoli della monarchia: esproprio di donne, di terre e di mano d'opera. Di questo ne farà esperienza diretta Abigail. Era ancora sposata con Nabal quan­do incontrò Davide in circostanze che gette­ranno per sempre ambiguità sulla futura re­lazione matrimoniale. Dietro il giovane pastorello che con la sua musica calma l'animo di Saul, c'è un uomo scaltro che con i suoi scagnozzi, non esita a seminare terrore nelle campagne derubando la gente in cambio di protezione. Nabal è una delle tante vittime. È stolto, ottuso come il nome che porta. Non è in grado di valutare la potenza del nemico. Abigail invece, più pragmatica, si rende immediatamente conto della situazione quando Davide viene a riscuo­tere il prezzo della sua protezione e Nabal si rifiuta di pagarlo. È lei che cerca di evitare la tragedia, è lei che si pone nel mezzo tra i due uomini: l'uno cieco, ricco, ma senza potere; l'altro scaltro, bandito e con un esercito di uomini al suo servizio. Nabal con il rifiuto di pagare una tangente a Davide e ai suoi uomi­ni scrive da solo la sua condanna a morte. Con lui sarà sterminato tutto il clan. Si tessono allora trattative segrete tra Abigail e Davide. La donna vuole salvare da una morte certa i suoi cari. Deve dunque calma­re l'ira di Davide, disposto al massacro. In­vece di rimanere sottomessa ai desideri del marito, Abigail prende dunque l'iniziativa e si reca di nascosto da Davide per intercedere. Il tutto con abbondanza di doni. Si inchi­na fino a terra e chiede di poter pagare lei stessa la colpa del marito poco pratico delle cose della vita: «su di me soltanto ricada la colpa! Lascia che la tua serva ti parli» (I Samuele 25,24). Perché Abigail si espone così tanto? Cosa la spinge a disubbidire ed a intercedere? Certo, la preoccupazione per la strage imminen­te; ma forse anche il senso di responsabilità verso quel marito all'apparenza tanto forte eppure fragile ed incapace di stare al mondo. L'atteggiamento di Abigail verso Nabal è estremamente protettivo, materno. E’ lei la figura forte nella relazione. Le argomentazioni che usa per convince Davide a desistere all'offensiva dimostrano astuzia ed intelligenza e grandi capacità diplomatiche. Una fine oratrice capace di parlare alla vanità di Davide, ma anche alla sua coscienza. Lo invita a non farsi vendetta da solo. Argomenta che solo di Dio è la vendetta. Farsi giustizia da solo significa scavalcare Dio, mettersi al suo posto. Una volta poi diventato re, questo spargimento di sangue potrebbe creare un’ombra politica, un rimorso inutile: «Questa cosa non sarà un dolore per te, nè un rimorso al cuore del mio Signore: l'aver cioè sparso del sangue senza motivo e l'essersi fatto giustizia da se». Abigail lusinga Davide nel prospettare la sua futura regalità; e tuttavia lo ammonisce nei confronti di Dio come nei confronti dell’im­magine pubblica richiesta ad un futuro re II suo clan è salvo. Davide la licenzia con parole di riconoscenza: «Benedetto il tuo consiglio e benedetta tu che oggi mi hai impedito di arrivare allo spargimento di sangue e farmi giustizia con le mie proprie mani» (v. 33). Quando Abigail ritorna a casa e trova il marito ubriaco ed ignaro del peri­colo, tace su quanto accaduto: in quello stato non è in grado di capire. Lo affronta il giorno dopo, senza temere possibili rimproveri. Ora, con il senno del poi, deve far comprendere al suo sposo il rischio percorsi. Di fatto ci riesce talmente bene che Nabal rimane paralizzato dalla paura e morirà di infarto qualche giorno dopo. Davide legge in quella morte il segno della benevolenza divina su di lui. Manda dunque a prendere Abigail come sua sposa. E’ una donna di bell'aspetto, saggia e diplomatica; in più è ora una ricca vedova, e questo non guasta. Il matrimonio sembra avere poco a che vedere con l'amore. Nessun gesto di seduzione, nessun canto dedicato all'amata da parte dell'autore del salterio. Forse un segno di gratitudine verso colei che, con le sue parole, proprio come 1' arpa di Davide con Saul, avevano arginato la follia e tenuto a bada i demoni distruttivi in agguato. È il meglio che si possa dire su questo matrimonio.