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1° Incontro
Uno sguardo sulla nostra chiesa.
Uno sguardo sulla chiesa delle origini. Sono comunità fondate tra gli anni 30 e gli anni 60/70 da apostoli o da uomini immediatamente in contatto con loro. Ne conosciamo una trentina da Atti, dalle Lettere di Paolo e Apocalisse. Alcune le conosceremo direttamente nel nostro itinerario di lettura degli Atti. Oggi queste comunità non esistono più, o sono quantitativamente piccole[1] nonostante siano state fondate dagli apostoli e siano nate dalla Pentecoste. Come mai? E mi chiedo anche: chi parlerà della nostra comunità fra duemila anni? Cosa stiamo generando per le chiese del… 3011? In quella prima parte della storia cristiana la diffusione della Buona Notizia che Gesù è risorto conosce un’espansione rapida e improvvisa: da una comunità ne nascevano subito altre con un movimento pieno di creatività, gioia, entusiasmo, con annessi molti problemi che conosceremo. Non ci dobbiamo fare un’idea idilliaca delle prime comunità, ma guardarle con realismo. Nella lettera ai Filippesi Paolo scrive, riferendosi ai cristiani e non ai pagani: «tutti, infatti, pensano al proprio interesse, non a quelli di Gesù Cristo» (2,21) e ancora «come ho già detto tante volte, e ora ve lo ripeto piangendo, molti sono quelli che vivono da nemici della croce di Cristo» (3,18). Nella 2 lettera ai Corinti (12,20):«temo che ci siano tra voi contese, gelosie, animosità, rivalità, maldicenze, superbie, disordini». Nella lettera ai Galati (5,15):«se voi vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate che alla fine non vi sbraniate del tutto». Erano comunità fatte di uomini con le loro debolezze, incertezze, con alti e bassi, con incomprensioni. Addirittura conosceremo scontri duri tra gli stessi responsabili. Potremmo raccogliere le difficoltà in quattro temi generali: problemi morali gravi, problemi pastorali complessi, problemi interni alle chiese, problemi dottrinali. Uno sguardo al Libro degli Atti. Il libro degli ATTI è di Luca ed è tutt’uno con il suo Vangelo. La finale del Vangelo trova una ripresa nell’introduzione degli Atti. Ambedue i Libri hanno un “destinatario” ideale: Teofilo (Lc 1,3; At 1,1). Ma ce lo dicono molti altri indizi, linguaggi, spiritualità, parole “chiave”. Per capire gli Atti, soprattutto nelle parti riguardanti Paolo e le sue comunità, occorrerebbe conoscere anche le Lettere di Paolo. Uno sguardo d’insieme al libro degli Atti mette subito il lettore davanti a una grande varietà di elementi: discorsi, sommari, episodi, descrizioni, racconti autobiografici (sezioni «noi» dove Luca parla come co-protagonista degli eventi che narra), narrazioni di miracoli, contesti ebraici, ambienti giudeo-cristiani, situazioni tipicamente elleniche e romane, il tutto però tenuto insieme da un disegno unitario che sembra trovare ispirazione già nelle ultime parole che Gesù rivolge ai discepoli prima dell’ascensione: «Riceverete da lui (lo Spirito Santo) la forza per essermi testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremità della terra» (At 1,8). Al succedersi progressivo di fatti narrati secondo un l’itinerario geografico, si sovrappone uno sviluppo dell’esperienza cristiana, che si svolge in varie fasi. - Una prima fase (cc. 1-7) è tutta localizzata a Gerusalemme, dove i cristiani, di estrazione ebraica, continuano a frequentare il tempio e ad osservare le prescrizioni mosaiche, - Una seconda fase intermedia (cc. 8-12), è localizzata prevalentemente in Samaria e nella Giudea, nella quale si descrive l’estendersi del vangelo dagli Ebrei ai pagani secondo un chiaro disegno divino già manifestato a Israele, - Nella terza fase (cc. 13-28), si descrive l’operato missionario di Paolo e la vita delle Chiese fuori della Palestina, formate da cristiani che non si sentono più legati alle pratiche giudaiche. Ostacoli, prigionie e persecuzioni non impediscono alla piccola comunità dei discepoli di espandersi sotto la guida dello Spirito, anzi si rivelano come un fattore scatenante. Il piano di Dio, suggerito già nelle Scritture antiche, si compie nonostante gli impedimenti degli uomini, anzi, paradossalmente, grazie ad essi la «parola» si diffonde, cresce il numero dei credenti, la Chiesa si edifica in Israele e tra i pagani, e la predicazione del vangelo raggiunge finalmente Roma, dove il vangelo di Gesù Cristo viene annunciato «con piena franchezza senza ostacoli»: questa è l’ultima parola (e il traguardo finale) con la quale termina il libro degli Atti (28,31). [1] Ma non dimentichiamo che nel 2006 viene ucciso in Turchia don Andrea Santoro, nel 2007 a Smirne è stato accoltellato Padre Franchini e nel giugno 2010 viene ucciso in Turchia il vicario apostolico dell’Anatolia, mons. Luigi Padovese… |