| chiudi la finestra |stampa |  

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

LA CITTÀ
TRA DESERTO E GIARDINO

«Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il suo custode» (salmo 127) 

Obiettivi degli incontri:

  1. Favorire «l’intelligenza» della fede attraverso l’indagine sul “mistero della città nella Bibbia” o - come titolava l’VIII Cattedra dei non-credenti a Milano nel 1995 – su “questa nostra benedetta maledetta città”.
  2. Accrescere la contemplazione di un Dio che viene e parla a noi nell’incarnazione, nelle parole e nelle realtà terrene e umane.
  3. Stimolare o accrescere la consapevolezza e la resistenza della “cittadinanza” come vocazione del laicato a vivere il battesimo incarnato in un territorio e in una convivenza, riscoprendovi criticità e speranze nella partecipazione responsabile sia della vita “politica” che della vita “pastorale”.

1 - IL MISTERO DELLA CITTÀ.

 UN ASCOLTO PREVENTIVO

Dal libro del profeta Isaia.

CAPITOLO 61,1-11
Dio il Signore, ha mandato il suo spirito su di me; egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri, per curare chi ha il cuore spezzato, per proclamare la liberazione ai deportati, la scarcerazione ai prigionieri.Mi ha mandato ad annunziare il tempo nel quale il Signore sarà favorevole al suo popolo e si vendicherà dei suoi nemici. Mi ha mandato a confortare quelli che soffrono, a portare loro un turbante prezioso invece di cenere, olio profumato e non abiti da lutto, un canto di lode al posto di un lamento: gioia a chi è afflitto in Sion. Tutti faranno quel che è giusto, saranno come splendidi alberi piantati da Dio per rivelare la sua gloria e potenza.Ricostruiranno le antiche rovine, rialzeranno le case abbattute, riedificheranno le città rimaste devastate per tanto tempo.Gli stranieri vi serviranno: pascoleranno i vostri greggi, lavoreranno i vostri campi, coltiveranno le vostre vigne.Sarete chiamati: "Sacerdoti del Signore". e "Servitori del nostro Dio". Vi godrete i tesori delle nazioni, vi vanterete delle loro ricchezze.Dice il Signore: «I vostri nemici vi hanno fatto doppiamente soffrire: non solo vi hanno umiliati ma anche ingiuriati. Perciò le ricchezze vi saranno raddoppiate nel vostro paese e vivrete per sempre nella gioia. Io, il Signore, voglio che si rispetti il diritto e non sopporto che si rubi, che si compiano ingiustizie. Vi ricompenserò fedelmente, farò con voi un'alleanza che durerà per sempre. I vostri discendenti saranno famosi fra tutte le nazioni e tutti i popoli. Chiunque li vedrà riconoscerà che sono un popolo benedetto da me, il Signore». Esulto di gioia con tutta l'anima mia per quel che il Signore, mio Dio, ha fatto: mi ha vestito con la sua salvezza, la sua giustizia mi copre come un mantello. Sono felice come uno sposo quando si mette il turbante di nozze, come una sposa quando si adorna di gioielli. Come la terra fa nascere i germogli e il giardino fa germogliare i suoi semi, così Dio, il Signore, farà sbocciare la giustizia e la lode davanti a tutte le nazioni.

CAPITOLO 62,1-5
 Per amore tuo, Gerusalemme, non tacerò finché non sarai liberata e non risplenderai come luce. Per amore tuo, Sion, non mi darò pace finché non sarai salvata e non brillerai come una fiaccola accesa.
Allora le nazioni vedranno che il Signore ti ha liberata, tutti i re ammireranno la tua gloria. Avrai un nome nuovo che il Signore stesso ti darà. Nelle mani del Signore diventerai una corona splendida, un diadema regale. Il tuo nome non sarà più "Città abbandonata", il tuo paese non si chiamerà più "Terra desolata". Invece il tuo nome sarà "Gioia del Signore" e la tua terra si chiamerà "Sposa felice". Infatti sarai veramente la delizia del Signore, e la tua terra avrà in lui uno sposo. Come un giovane sposa una ragazza, così il tuo creatore sposerà te. Come l'uomo gioisce per la sua sposa, così il tuo Dio esulterà per te.


Dal Libro del profeta Ezechiele 37, 1-14.

 Il Signore mi afferrò con la sua potenza suo spirito mi prese e mi portò in una valle tutta coperta di ossa.
Mi fece passare tutt'intorno ad esse e notai che erano moltissime, sparse per terra e completamente secche. Il Signore mi disse: - Ezechiele, queste ossa possono rivivere? Risposi: - Dio, Signore, tu lo sai. Egli aggiunse: - Parla a queste ossa da parte mia, di' loro: ossa secche, ascoltate la parola del Signore! Io, Dio, il Signore, annunzio che faccio entrare in voi il respiro e voi rivivrete. Metterò su di voi nervi, farò crescere la carne e vi ricoprirò di pelle. Poi vi infonderò il respiro e voi rivivrete. Allora riconoscerete che io sono il Signore. Mi rivolsi alle ossa come il Signore mi aveva ordinato. E mentre parlavo, sentii il rumore di qualcosa che si muoveva: le ossa si avvicinavano tra loro e si univano l'uno all'altro. Vidi formarsi su di loro i nervi, la carne e le vidi ricoprirsi di pelle. Ma erano ancora inanimate, senza respiro. Allora il Signore mi disse: - Tu sei solo un uomo, ma parla a nome mio, rivolgiti da parte mia al soffio della vita con queste parole: Soffio della vita, Dio, il Signore, ti ordina di venire da ogni direzione e di soffiare su questi cadaveri perché rivivano! Io pronunziai le parole che il Signore mi aveva ordinato di dire. Il soffio della vita entrò in quei corpi ed essi ripresero vita. Si alzarono in piedi. Tutti insieme sembravano un esercito grandissimo. Il Signore continuo: - Ezechiele, queste ossa rappresentano il mio popolo. Infatti gli Israeliti dicono: «Siamo diventati ossa secche, senza speranza, perduti per sempre!». E per questo riferisci loro quel che io, il loro Dio, il Signore, dichiaro: Io sto per aprire le vostre tombe: vi farò uscire, popolo mio, e vi condurrò nella vostra terra, Israele. Quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire, popolo mio, allora riconoscerete che io sono il Signore.Metterò il mio spirito in voi e voi vivrete. Vi lascerò vivere nella vostra terra. Allora riconoscerete che io sono il Signore e che quel che dico, lo faccio. Lo affermo io, il Signore!

 Apocalisse 21, 1-4.
 Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra, - il primo cielo e la prima terra erano spariti, e il mare non c'era più, - e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalemme, ornata come una sposa pronta per andare incontro allo sposo.
Una voce forte che veniva dal trono esclamò: «Ecco l'abitazione di Dio fra gli uomini; essi saranno suo popolo ed egli sarà Dio con loro". Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più né lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima è scomparso per sempre».

 da Giorgio La Pira: “Il mistero delle città”[1].
Le città hanno una vita propria: hanno un loro proprio essere misterioso e profondo: hanno un loro volto: hanno, per così dire, una loro anima ed un loro destino: non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di Dio. Non per nulla il porto finale della navigazione storica degli uomini mostra, sulla riva dell’eternità, le strutture quadrate e le mura preziose di una città beata: della città di Dio! La nostra disattenzione a questi valori di fondo, che danno invisibilmente ma realmente peso e destino alle cose degli uomini, ci ha fatto perdere la percezione del mistero delle città: eppure questo mistero esiste e proprio oggi esso si manifesta con segni che appaiono sempre più marcati e che richiamano alla responsabilità di ciascuno e di tutti. Ogni città è una città sul monte, è un candelabro destinato a far luce al cammino della storia. Ciascuna città e ciascuna civiltà è legata organicamente, per intimo nesso e intimo scambio, a tutte le altre città ed a tutte le altre civiltà: formano tutte insieme un unico grandioso organismo. Ciascuna per tutte e tutte per ciascuna. Storia e civiltà si trascrivono e si fissano, per così dire, quasi pietrificandosi, nelle mura, nei templi, nei palazzi, nelle case, nelle officine, nelle scuole, negli ospedali di cui la città consta. Restano come libri vivi della storia umana e della civiltà umana: destinati alla formazione spirituale e materiale delle generazioni venture. Restano come riserve mai esaurite di quei beni umani essenziali – da quelli di vertice, religiosi e culturali, a quelli di base, tecnici ed economici – di cui tutte le generazioni hanno imprescindibile bisogno. La crisi del tempo nostro può essere definita come sradicamento della persona dal contesto organico della città. Ebbene: questa crisi non potrà essere risolta che mediante un radicamento nuovo, più profondo, più organico, della persona nella città in cui essa è nata e nella cui storia e nella cui tradizione essa è organicamente inserita. Per ciascuna di esse è valida la definizione luminosa di Péguy: la città dell’uomo è abbozzo e prefigurazione della città di Dio. Ognuna di queste città non è un museo ove si accolgono le reliquie, anche preziose, del passato; è una luce ed una bellezza destinata ad illuminare le strutture essenziali della storia e della civiltà dell’avvenire. La nuova e drammatica congiuntura internazionale mette tutti in mare aperto. E se da una parte torna l’ammonimento del vecchio Seneca: "Nessun vento è favorevole per chi non conosce il porto", dall’altra si tratta di riattivare l’attenzione nei confronti dei fondamenti della ispirazione. Nella stagione soprattutto in cui la politica è desolatamente povera di ragioni. E’ opportuno tornare alla motivazione weberiana, attenta alla teologia protestante della vocazione e capace di indicare la categoria della” possibilità” come il luogo di una politica di alto profilo e di volo profetico e utopico, incapace perciò di essere ridotta a malinconica amministrazione.  Illuminante risulta in tal senso la lezione tenuta all’Università di Monaco nel 1919, dal titolo “la politica come professione”. "La politica – dice Weber – consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. E’ perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il “possibile” non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile. Ma colui il quale può accingersi a questa impresa deve forgiarsi quella tempra tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze, e fin da ora, altrimenti non sarà in grado di portare a compimento quel poco che oggi è possibile. Solo chi è sicuro di non venir meno anche se il mondo, considerato dal suo punto di vista, è troppo stupido o volgare per ciò che egli vuole offrirgli, e di poter ancora dire di fronte a tutto ciò: "Non importa, continuiamo!"; solo un uomo così  ha la "vocazione" per la politica".

Nella cassetta degli attrezzi

Innanzitutto un metodo di lettura biblica[2].

La Bibbia mostra come le realtà umane passano attraverso tre stadi: la legge naturale, la legge di Mosè, la legge di Cristo (paganesimo, giudaismo, cristianesimo; Babilonia, Gerusalemme, Chiesa dei santi). Questo ci dice che leggendo la Bibbia e i “segni dei tempi” (e l’urbanizzazione è uno di questi segni[3]) dobbiamo stare attenti a quattro principi interpretativi:

Pedagogia divina: Dio è un pedagogo perché educa il popolo mediante avvenimenti storici (Apoc. 3, 19 «tutti quelli che amo li rimprovero e li educo»; Gal 3,23-26: «La legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo»). Prima che arrivi il definitivo occorre passare da un tempo di maturazione e di attesa: ogni evento narrato dalla Bibbia o ogni evento della nostra storia va letto come appartenente al rapporto dinamico inizio-compimento; imperfezione-pienezza: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento» (Matteo 5,17). La Bibbia ci presenta una continuità che prepara una discontinuità; uno sviluppo fino ad una soglia imprevedibile dove interviene una rottura e l’evento nuovo. Il provvisorio però non è pura imperfezione ma ha un suo valore. Dio non ha dato il Suo “Regno” chiavi-in-mano, ma ce lo dona progressivamente a misura della nostra accoglienza. Esistono dunque, anche secondo i Padri della Chiesa (Origene, Agostino, Massimo il confessore, Ugo di San Vittore) tre Rivelazioni o tre sistemi sacramentali: della natura, della Legge, della grazia. Quindi il cammino della civiltà dei popoli, cammino a cui apparteniamo, appartiene alla pedagogia di Dio e nulla - per stare nel nostro tema - va disprezzato neppure di fronte alla discontinuità della “Gerusalemme celeste” che ci verrà donata. Pur coscienti che questa fase dell’economia divina include il peccato. Dio ci educa anche attraverso la storia e la storia è portatrice di significato. Per la Bibbia non esistono due storie: una sacra e una profana; ambedue sono sacre e ambedue sono profane secondo modalità differenti. In ambedue agisce la pedagogia divina.

La dialettica (tesi, antitesi e sintesi). Scrive Leonard Boff: «La storia non procede in modo rettilineo verso il suo termine. Avanza per crisi e scontri. Il Regno del non-uomo si organizza come rifiuto ed opposizione al Regno di Dio. La giustizia di Dio si apre il varco tra gli appetiti della repressione. La liberazione avviene nel superamento faticoso delle oppressioni. Tutto questo comporta conflitti, lacerazioni, sacrifici, martiri. Il suo sbocco felice nei nuovi cieli e nella nuova terra, passa per i dolori del parto cosmico in cui l'intera creazione, alla fine, sarà crogiolata. Questa considerazione ci libera da ogni evoluzionismo ingenuo. Tutto induce a credere che, nel campo della storia, zizzania e frumento cresceranno sempre insieme fino allo scontro finale che opererà la sintesi definitiva».

La tipologia. Dio non realizza il suo disegno con un solo tratto di mano ma attraverso una serie di abbozzi che noi chiamiamo “tipi”: la manna è il tipo di Cristo “la mia carne è vero cibo” , la città terrena è tipo della Gerusalemme celeste, Giobbe è abbozzo di Cristo. Di tipo in tipo, Dio prepara il suo dono definitivo.

Implicito-esplicito: Occorre saper trovare l’implicito nel cespuglio rovente per vedere ciò che è esplicito nel legno della croce; trovare ciò che è implicito nell’esodo ed esplicito nella Pasqua cristiana ecc…

La città.

  1. Nella Bibbia ebraica il vocabolo ‘ir = città, normalmente si riferisce ad insediamento umano chiuso, in contrapposizione alle regioni disabitate, ai villaggi aperti, alle abitazioni isolate. La traduzione biblica greca usa polis che però originariamente in Grecia non indicava solo una città come parte di uno Stato, ma una città che era essa stessa Stato, cosa che si verificò anche nel Medioevo con i liberi Comuni. Aristotele diceva che l’uomo è zoon politikon un vivente politico intendendo dire che è strutturalmente capace di essere “cittadino”, non solo nel senso di “abitante in città”, ma anche capace di appartenere responsabilmente a una convivenza organizzata e finalizzata.
  2. Per noi oggi la città è un territorio “aperto” che non è più così facilmente distinguibile in campagna e città. La città è, o dovrebbe essere, una piazza, un luogo pubblico nel quale la persona, non perdendo la sua individualità, ma partendo da essa, si ricomprende come cittadina, appartenente alla civitas e non all’urbs, partecipe quindi non solo di un territorio ma della vita intera della collettività. Naturalmente non possiamo riferirci solo alle nostre città europee; esistono megalopoli di Rio de Janeiro, S.Paolo, Korogocho, Calcutta ecc. le città simbolo della miseria di massa, della pulizia etnica e fratricida, dell’ olocausto, dove profetucoli del “mercato” illudono i poveri.  (cf.Geremia 14, 1-4. 11-21).
  3. Le città nella Bibbia.

a)  La Bibbia parla molto della città. Ovviamente è assente una organizzazione concettuale e sistematica del tema “città. Siamo costretti a indagare e rischiare un ascolto che individui faticosamente le linee principali sperdute dentro storie di uomini singoli e di gruppi.

b)  Mi sembra tuttavia che nell’AT alle città sia prevalentemente collegata una storia di sangue, di stermini, di violenze sociali. Si tratta di un lungo itinerario dove la Parola di Dio, mescolata e incarnata in parole e storie umane accetta l’itinerario di una lunga progressione del popolo dell’Alleanza.

c)  Da un lato, la Genesi ci ricorda che «il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato» (2,8). D’altro lato, dopo il fratricidio, sempre secondo la Genesi (4,17) « Caino conobbe sua moglie, che concepì e partorì Enoc. Quindi si mise a costruire una città, a cui diede il nome di Enoc, dal nome di suo figlio». Il suo progetto di città aveva un nome di figlio, di uomo.

d)  Visione d’insieme.

·                   Il segmento di storia del progetto di Dio iniziato tra i pagani –cioè  prima di Abramo - si conclude a Babele/Babilonia.

·                   Quando Abramo è chiamato da Dio, la sua città Ur è all’apogeo della grandezza e della gloria come anche  Sodoma e Gomorra nelle quali Abramo tenta una disperata intercessione per la loro salvezza.

·                   Anche la storia di Israele, cominciata con la vita nomade dei patriarchi e il cammino nel deserto delle tribù nomadi, confluisce verso Gerico, al centro delle conquiste del popolo ebraico appena formatosi durante la traversata del deserto.

·                   Gerusalemme, poi, diventa con Davide il punto di riferimento essenziale di tutte le tribù e di tutta la storia del popolo eletto.

·                   Quando dall’esilio di Babilonia si invoca il ritorno alla terra dei padri, è a Gerusalemme che anzitutto è rivolta la nostalgia dei profeti e dei cantori d’Israele. Il salmo 137(136): «Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo».

·                   Anche la missione pubblica di Gesù nasce nel deserto, attraversa villaggi e città e si conclude a Gerusalemme.

·                   E la storia delle Chiesa inizia in Galilea ed è segnato dall’incontro con le città del bacino del Mediterraneo: basta seguire i viaggi di Paolo. L’opera evangelizzatrice della Chiesa comincia e riparte sempre dalle città e raggiunge il suo termine nella Gerusalemme nuova che scenderà «dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21,2).

La storia della salvezza allora non solo non è estranea alla città, ma si svolge a diretto contatto con essa, sostanzialmente all’interno di essa. Per questo motivo un’indifferenza non è possibile nei suoi riguardi. Pare che la storia che Dio ha lungamente fatto con noi abbia un proprio ritmo che interseca di volta in volta giardino, deserto e città. 

Per la preghiera[4]

Salmo 127 (126)

 [1]Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore
non custodisce la città, invano veglia il custode.
[2]Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
[3]Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo.
[4]Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza.
[5]Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici.

 Gv.15, 5 «Io sono la vite. Voi siete i tralci. Se uno rimane unito a me e io a lui, egli produce molto frutto; senza di me non potete far nulla»
Mt.  7, 25 «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia».

Mc  4, 27
«che il contadino dorma o vegli, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa»

 Senza il Signore, invano…                 Con il Signore, ecco…

-è costruita la casa (il tempio?)        -i figli sono numerosi

-è custodita la città                               -la porta della città è difesa

-è il lavoro
 

Costruire, custodire, riposare, mangiare, lavorare, generare, fare politica (le porte…)
Dio non si limita a benedire ma partecipa al lavoro.

Invano
: il vocabolo ebraico saw’ indica anche l’idolo vano. Senza il Signore sono a rischio di precarietà o di idolatria: costruzione, generazione, contemplazione; impegno materiale, familiare, liturgico …

 

[1] passim da PER LA SALVEZZA DELLE CITTÀ DI TUTTO IL MONDO, discorso tenuto Giorgio La Pira al Convengo dei Sindaci di tutto il mondo in Firenze il 2 ottobre del 1955 (pubblicato domenica 23/03/03 nell’inserto culturale del "Sole 24 Ore").
[2] utilizzo:  Comblin La teologia della città, Cittadella editrice
[3] cf Gaudium et spes n. 6 «Mutamenti sempre più profondi si verificano nelle comunità locali tradizionali famiglie patriarcali, clan, tribù, villaggi, nei differenti gruppi e nei rapporti della vita sociale. Si diffonde gradatamente il tipo di società industriale, che favorisce in alcune nazioni una economia dell'opulenza, e trasforma radicalmente concezioni e condizioni secolari di vita sociale. Parimenti la civilizzazione urbana e l'attrazione che essa provoca s'intensificano, sia per il moltiplicarsi delle città e dei loro abitanti, sia per la diffusione tra i rurali dei modelli di vita cittadina»
[4] I salmi 120-134 raccolgono, come in un “libretto dei canti”, 15 salmi per le “ascensioni” o pellegrinaggi a Gerusalemme